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ITA – I tre pericoli nascosti nei più comuni test di tiro e negli standard di valutazione del tiro

I tre pericoli nascosti nei più comuni test di tiro e negli standard di valutazione del tiro

 

Ho visto che sui social media si è tornati a parlare di test di valutazione al tiro, standard di tiro e dati che dovrebbero servire a definire le capacità tecniche ed il livello di preparazione che un soggetto ha o dovrebbe avere nell’uso delle armi da fuoco.

I test per il mantenimento e la valutazione degli standard sono una pratica assolutamente comune nelle varie Agenzie Governative, nelle Unità LE o MIL fino alle Unità Speciali SOF.

Nel mercato civile, la pratica di effettuare valutazioni al tiro tramite Test specifici per valutare le proprie capacità è poco applicata e di solito viene presa più come una “cosa divertente” che come un indicatore fondamentale dello stato effettivo della nostra preparazione.

Essendo del tutto opzionale, i civili non sono tenuti ad effettuare alcuna valutazione al tiro del loro livello tecnico, né a mantenere alcuno standard di efficienza, anche se portano un’arma da fuoco per difesa.

Quando parliamo di TEST di tiro o STANDARD di tiro stiamo parlando di esercitazioni ed azioni definite in cui alcuni elementi vengono esaminati come parametri di valutazione, le esercitazioni vengono poi tradotte in numeri e poi successivamente in dati. Fin qui tutto bene ed il processo di valutazione sembrerebbe corretto a patto però che si prendano in considerazione gli elementi ed i parametri di valutazione corretti e soprattutto correlati al campo applicativo di interesse. Infatti, non avrebbe senso valutare, ad esempio, la capacità di un medico in base a test che hanno parametri con cui si valutano le capacità di un pilota di linea.

Prima di analizzare quali siano gli errori, però, bisogna definire le condizioni a cui è soggetto chiunque porti un’arma da fuoco nel contesto reale di lavoro o di difesa.

Quando parliamo di REAZIONE e di CAPACITÀ REATTIVA di un soggetto, dobbiamo capire di cosa stiamo parlando.

La capacità reattiva è composta da due elementi principali:

Abilità cognitiva (75%) e abilità meccanica (25%)

La Capacità Cognitiva Reattiva: è la capacità del nostro cervello di acquisire quante più informazioni possibili dall’interazione ambientale/sensoriale, analizzarle e razionalizzarle nel tempo più compresso possibile e quindi INVIARE GLI ORDINI per eseguire le azioni più appropriate ed efficaci in quel dato momento in quel micro contesto in risposta a quella specifica minaccia o pericolo.

La Capacità Meccanica Reattiva: è la capacità fisica e biomeccanica che un soggetto ha nell’eseguire sequenze di azioni definite subordinate ad un processo decisionale.

Definito tutto questo, possiamo passare a capire quali sono i 3 errori critici che rendono poco efficaci gli attuali test di valutazione nel campo del tiro con armi da fuoco (soprattutto se parliamo di “Pistola difensiva”).

 

PERICOLO 1 – La scarsa rilevanza della sequenza discriminante rispetto all’applicazione

Solitamente nell’ambito applicativo dell’addestramento con le armi da fuoco, quando si tratta di effettuare una valutazione tecnica della prestazione di un soggetto, si assume come discriminante un unico elemento principale: IL BERSAGLIO.

A questo si legano poi inevitabilmente due parametri fondamentali: il TEMPO, inteso come tempo di esecuzione dell’esercizio o dell’azione e l’EFFICACIA della prestazione, intesa come precisione del tiro riferito al bersaglio. Questa sequenza è composta da un unico elemento (il BERSAGLIO) e due parametri (TEMPO – PRECISIONE) ed è perfetta se riferita ad un contesto/ambiente specifico e ben definito, ovvero: IL POLIGONO, in quanto tale, è quindi adatta ed utile per qualsiasi tecnica di valutazione che riguardi una qualsiasi prestazione legata a quel tipo di contesto, come il TIRO SPORTIVO.

È proprio nell’applicazione delle discipline sportive con armi da fuoco che si ottengono le migliori prestazioni in termini di rapporto tra Velocità ed Efficacia/Precisione sul bersaglio.

Un Tiratore Agonistico che si sottopone a prove di valutazione che rispondono a quella sequenza rientra quindi perfettamente nell’area di pertinenza della sua valutazione rispetto alla sua applicazione. Se invece prendiamo un soggetto delle Forze dell’Ordine, Militare o Civile che porta quotidianamente un’arma da fuoco per difesa, e lo sottoponiamo a test di valutazione, che rispondono sempre alla stessa sequenza: OBIETTIVO – TEMPO – ACCURATEZZA (come il 99% di quelli attualmente applicati), la loro rilevanza per l’applicazione sarà assolutamente marginale e non supererà il 25% di affidabilità, indipendentemente dall’esito dei test o delle prove sostenute.

Questo perché la sequenza di elementi e parametri considerati come discriminanti per la valutazione del candidato/soggetto rappresenta solo uno dei due aspetti fondamentali, che è l’esecuzione MECCANICA (Reattività Meccanica) e NON la Capacità Reattiva complessiva che è composta per il 75% dalla sfera cognitiva.

Non solo, dovremmo considerare che la Reattività Meccanica è subordinata alla Reattività Cognitiva in modo essenziale. Possiamo quindi affermare che il primo errore critico è rappresentato dalla sequenza di elementi e parametri di valutazione che sono solo parzialmente pertinenti al campo di applicazione nel caso di un soggetto di Forza Aerea, Militare, o nel caso di un Civile che porta quotidianamente un’arma da fuoco per difesa.

 

PERICOLO 2 – L’omissione dei due input reattivi principali

La maggior parte degli Esercizi/Test di Valutazione relativi al tiro difensivo con pistola, provengono dal tiro sportivo e pertanto hanno come ambiente applicativo il Poligono di Tiro e come sequenza discriminante TARGET – TEMPO – ACCURATEZZA.

La maggior parte di questi test si basa quindi unicamente sulla meccanica del tiro e sulle capacità fisiche, tecniche e biomeccaniche del tiratore, eludendo completamente la sua sfera cognitiva.

Il 100% dei test in cui è presente il parametro TEMPO si basa unicamente sull’input reattivo uditivo, che è solo uno dei 3 input principali, minimizzando quello cognitivo e quello visivo. Per comprendere meglio di cosa stiamo parlando, è sufficiente mettere in relazione la sequenza discriminante e l’ambiente in cui avviene la valutazione (poligono di tiro), con le condizioni dell’applicazione a cui risponde chiunque porti un’arma da fuoco nel contesto reale.

Tutti i bersagli, indipendentemente dal tipo di esercitazione o TEST, sono sempre pre-noti, escludendo quindi la capacità di discriminare la minaccia/bersaglio, fondamentale nel contesto reale.

Tutti gli esercizi che includono un timer per misurare il tempo di esecuzione del Drill, si basano unicamente su una reazione ad un input uditivo predefinito, precostituito e prolungato (circa 0,20 centesimi di secondo).

Il secondo errore è dato quindi dal fatto che gli altri due input reattivi principali, quello visivo e quello cognitivo, vengono sostanzialmente sempre omessi, considerando che normalmente acquisiamo l’ambiente per il 70% tramite i nostri occhi (durante la luce del giorno) e considerando che l’input di reazione cognitiva (associazioni cognitive) è la chiave principale della nostra reazione quando siamo coinvolti o dobbiamo affrontare una LTS (Life Threatening Situation) in contesto reale.

 

PERICOLO 3 – L’accelerazione meccanica e la regressione della Reattività Cognitiva

Il terzo errore relativo alle prove di tiro (in particolare quelle con Pistola) consiste in due aspetti, il tipo di esercizi che vengono svolti e le condizioni in cui li svolgiamo.

Trattandosi di esercizi che prevedono sempre le stesse azioni, sempre la stessa esecuzione, essendo quindi noti e replicabili in ogni dettaglio, possono generare memoria e quindi essere implementati tramite semplice ripetizione. Mi spiego meglio, se prendiamo ad esempio esercizi come il Bill Drill, El Presidente, 222 Drill o qualsiasi altro esercizio in cui abbiamo una sequenza di tiri prestabilita, un bersaglio/i prestabilito/i, una distanza predefinita, un input reattivo predefinito (input uditivo generato dal beep del timer), possiamo dire che più volte ripeteremo gli esercizi, migliore sarà il risultato, perché svolgeremo il drill più velocemente e con maggiore precisione, quello che di solito chiamo SPEED UP Meccanico.

Tuttavia, più volte lo faremo e maggiore sarà il distacco che avremo con la realtà che un giorno potremmo trovarci ad affrontare.

Questo è indicato dalla semplice logica e dal buon senso, nel contesto reale le variabili sono infinite e non esiste un’azione o una condizione uguale ad un’altra.

Nel contesto reale, ciò che farà la differenza sarà principalmente la capacità del nostro cervello di svolgere processi cognitivi complessi durante una fase critica e un livello di stress estremamente elevato.

È proprio qui che ha origine la seconda parte dell’errore. Se parliamo di soggetti che portano un’arma da fuoco nel contesto reale, le condizioni psicofisiche in cui svolgono il TEST sono essenziali e non possono essere condizioni ordinarie (condizione bianca) in cui si verifica una qualsiasi alterazione di alcuni dei principali parametri quali: frequenza cardiaca, ciclo respiratorio, sovraccarico cognitivo per citarne alcuni.

Dobbiamo inoltre tenere presente che il poligono di tiro essendo un ambiente controllato è un ambiente a bassissima interazione sensoriale/cognitiva, non produce variabili in tempo reale e quindi non crea condizioni di risposta cognitiva immediata, che sono alla base di qualsiasi evento critico in cui saremo coinvolti nel contesto reale.

 

L’esempio

 

Alla fine di tutto questo voglio darvi un esempio per aiutarvi a comprendere meglio un argomento molto complesso.

L’esempio è dato dal caso del comandante e pilota Chesley Burnett Sullenberger e del volo US Airways 1549, che è stato costretto ad atterrare nel fiume Hudson.

Dal momento dell’impatto con il volatile al momento dell’ammaraggio nel fiume Hudson, sono trascorsi circa 208 secondi, in cui il comandante “Sully” ed il primo ufficiale Jeffrey Skiles hanno dovuto prendere decisioni immediate basate su parametri mai affrontati prima in nessuna proiezione di addestramento eseguita o pianificata.

Durante le indagini, sono state eseguite proiezioni e simulazioni da altri piloti per cercare di stabilire se il comandante “Sully” avesse effettivamente operato correttamente e non ci fossero altre possibilità. Inizialmente tutti i piloti e le simulazioni mostravano che sarebbe stato possibile rientrare all’aeroporto di

LaGuardia o all’aeroporto di Teterboro, e quindi il comandante Sully aveva di fatto preso la decisione sbagliata.

Questo però è accaduto perché ai piloti erano stati forniti tutti i parametri, incluso il tempo totale a disposizione, quindi non avevano variabili da gestire e non stavano operando in condizioni di forte stress dovuto al pericolo reale ed alla conseguente responsabilità per la vita di 155 passeggeri.

Fu lo stesso Sully a chiedere di valutare due aspetti fondamentali, il fatto di non avere parametri pre-noti come i piloti delle simulazioni ed il fatto di dover prendere decisioni irreversibili sotto forte stress psicofisico, cosa che i piloti delle simulazioni non avevano. Il tempo di reazione complessivo a disposizione dei piloti durante le simulazioni si è quindi ridotto ed il risultato è stato che nessuno di loro è riuscito a completare un solo atterraggio in uno dei due aeroporti, a conferma dell’assoluta efficacia e della straordinaria capacità dimostrata dal Comandante Sully nell’aver analizzato, razionalizzato un’enorme quantità di informazioni, in un tempo assolutamente compresso (pochi secondi) e nell’aver preso decisioni irreversibili che hanno di fatto salvato la vita a 155 persone.

DISSONANZA REATTIVA E IL SUO DOMINANTE

Alla fine della mia analisi degli attuali test di valutazione del tiro con armi da fuoco, voglio farti riflettere su quanto detto perché potrebbe esserci una grande discrepanza tra il risultato del test e quella che potrebbe invece essere la tua effettiva capacità reattiva durante un evento critico.

Non fraintendermi però, perché questo non significa che i test di valutazione del tiro non siano utili per chi porta quotidianamente un’arma da fuoco nel contesto reale.

Infatti ci offrono importanti linee guida e riferimenti per quanto riguarda la nostra capacità meccanica, ma allo stesso tempo, se usati correttamente, possono anche aumentare le nostre capacità di tiro, in particolare la nostra manipolazione dell’arma da fuoco. Ciò che è assolutamente importante capire e che dobbiamo considerare sono due aspetti principali:

1) I risultati di questi test non rappresentano la nostra Capacità Reattiva complessiva, perché stiamo misurando e valutando solo la Capacità Meccanica che è il 25% della Capacità Reattiva.

2) La Reazione Meccanica è sempre e solo subordinata alla Capacità Cognitiva e ad un processo decisionale.

Questi due punti fondamentali ed in particolare il secondo, rappresentano il fulcro strategico di tutto il processo di analisi che abbiamo svolto fino ad ora, sostanzialmente attraverso questi due punti emerge il pericolo maggiore, ovvero quello della Dissonanza Reattiva.

La Dissonanza Reattiva è una dinamica assolutamente comune, che prevede un divario consistente tra una capacità reattiva e l’altra e può avere una dominanza nell’una o nell’altra.

DOMINANZA MECCANICA

Quando parliamo di Dominanza Meccanica, poiché l’addestramento alle armi da fuoco con basi cognitive è ancora molto poco diffuso, stiamo quindi parlando della condizione più comune. In altre parole, stiamo parlando di quella condizione che prevede una capacità reattiva meccanica sviluppata attraverso magari anni di addestramento specifico ed una capacità reattiva cognitiva “primitiva” perché mai sviluppata o potenziata attraverso un addestramento specifico.

Il problema legato a questo tipo di dominanza è dato dal fatto che la Capacità Meccanica è subordinata a quella cognitiva, ma se quella cognitiva non è stata sviluppata, durante un eventuale LTS sarà quasi sicuramente destinata a quello che definisco un “sovraccarico cognitivo”, ovvero il collasso (anche parziale) del sistema cognitivo, dovuto all’enorme quantità di informazioni/interazioni richieste durante l’evento, al tempo estremamente compresso del processo decisionale e ovviamente all’alterazione “neuro-psicofisica” dovuta allo stress.

Più semplicemente, se il sistema cognitivo si sovraccarica, non ci sarà mai alcuna Reazione Meccanica, perché nessuno invierà mai quegli ordini per attivare quelle sequenze biomeccaniche e l’arma rimarrà dentro la fondina. Per lo stesso motivo, sarà inutile provocare una reazione meccanica (a 5-7 metri dal bersaglio) in meno di un secondo, se poi ci vogliono 10 secondi per completare un semplice processo cognitivo con due associazioni (il livello più basso e basilare di reazione cognitiva) prima di poter premere il grilletto o prima di essere in grado di discriminare il bersaglio.

 

DOMINANZA COGNITIVA

Quando parliamo di Dominanza Cognitiva, parliamo di una condizione molto più rara e solitamente si basa principalmente sulle capacità individuali naturali di un soggetto e sulla sua attitudine ad una reazione cognitiva più sviluppata e veloce rispetto alla media generale.

Questo sempre perché l’allenamento cognitivo strutturato è molto poco diffuso, quindi avere un soggetto che ha una dominanza nella Reattività Cognitiva è raro e molto spesso si verifica una dissonanza perché c’è un deficit tecnico sul piano meccanico dovuto ad un’assenza di allenamento con l’arma da fuoco.

In questo caso il problema è più facile da risolvere, perché è oggettivamente più facile costruire il piano meccanico che quello cognitivo, ma in ogni caso se ci fosse una Dissonanza marcata ed un deficit sostanziale sul piano meccanico e quindi tecnico, la Capacità Reattiva potrebbe comunque essere compromessa o inefficace. Più semplicemente, se sei stato estremamente veloce a svolgere il tuo processo cognitivo che ti ha portato ad identificare e valutare la minaccia, quindi al successivo processo decisionale immediato, ma poi sei lento e maldestro nell’estrarre l’arma o inefficace nel sparare, il risultato sarà lo stesso dell’altra condizione. In ogni caso, non dovrai più preoccuparti di questo, perché non sarà più un tuo problema, sarà infatti il ​​Coroner a spiegare alla tua famiglia dove hai sbagliato.

Vorrei concludere il mio scritto invitandoti a riflettere molto attentamente su quale sia lo stato delle cose oggi, tutti amano scrivere “la mente è l’arma e l’arma è solo uno strumento”, ma poi quando vanno al poligono di tiro evidentemente se ne dimenticano e allenano solo il dito e non la mente. Questo accade perché è più facile allenare il dito e non richiede di dover fare i conti con la propria coscienza in termini di capacità e preparazione. Voglio salutarvi menzionando due concetti che trovo fantastici e che provengono da altri due Trainers di cui ho una profonda stima:

“Pensatori prima di tiratori” – Travis Haley

“Non essere un “Gunfighther”… Sii un combattente con una pistola” – Todd Fossey