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ITA – Home Defense

La difesa abitativa con arma da fuoco è forse una delle applicazioni più complesse ed allo stesso tempo più sottovalutate nel campo della difesa con arma da fuoco.

Sulla difesa abitativa ho letto davvero di tutto, dalle più sensate e serie , alle più stupide e improbabili.

L’errore principale, che è anche ciò che normalmente tende a far sottovalutare questa applicazione, è dato da due valutazioni comuni ma errate:

  1. Il fatto che, essendo la nostra casa, crediamo di avere piena conoscenza dello spazio e controllo assoluto su di esso.
  2. Crediamo che il punto uno sia un enorme vantaggio rispetto a qualsiasi tipo di minaccia proveniente dall’ambiente esterno.

Purtroppo le cose non stanno così e se c’è un vantaggio oggettivo nella conoscenza dell’ambiente (casa nostra) questo non avverrà durante un evento critico (solo in piccola parte), ma potrà avvenire solo se a monte si sarà fatto un attento lavoro di pianificazione.

La seconda parte dell’errore consiste nel considerare una possibile minaccia solo nella relazione esterno-interno e non anche in quella interno-interno, che è la condizione più complessa.

Cerchiamo di capire meglio quando parliamo di Housing Defense di cosa stiamo parlando.

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La diversità strutturale

Come per tutto il resto, anche per la Home Defense non possiamo avere uno standard generale in quanto vi sono una serie di variabili fondamentali che rendono questa applicazione estremamente frammentata, vasta e diversificata.

La prima macro dinamica che dovremo valutare, in quanto costituisce una delle variabili essenziali, è quella strutturale.

Questa è una variabile estremamente importante e nel frattempo origina dal tipo di macroambiente o contesto di cui stiamo parlando. Ad esempio, se confrontiamo la tipologia media delle case negli Stati Uniti, le caratteristiche strutturali delle stesse sono profondamente diverse da quelle europee, questo dal punto di vista dei materiali e dal punto di vista architettonico.

La definisco una variabile indiretta, in quanto è il contesto a definire alcune delle caratteristiche generali indipendentemente dalle scelte che andremo a fare.

Tuttavia, in entrambi i macroambienti/contesti, sono presenti anche una serie di variabili strutturali, come la tipologia di casa, ovvero se si parla di una casa singola ed isolata, una villa con giardino, un appartamento, una casa di campagna o un appartamento inserito in un condominio, in un palazzo o in un grattacielo.

Tutte queste sono variabili dirette in quanto rispondono a scelte effettuate e definiscono direttamente la tipologia strutturale dell’unità abitativa stessa.

La diversità strutturale abitativa è una di quelle dinamiche che più influenza (o dovrebbe influenzare) nella scelta della strategia difensiva e può influenzare anche la scelta della tipologia di arma da fuoco.

Il micro contesto

La seconda macro dinamica che dobbiamo analizzare è il micro contesto, ovvero il contesto territoriale ristretto e la morfologia del territorio in cui si trova la casa.

Normalmente ci sono alcuni parametri che devono essere presi in considerazione per valutare questa macro.

Il primo è il tipo di densità di popolazione della zona in cui si trova la nostra casa, questo parametro solitamente lo divido in 5 livelli diversi:

Isolato (ad esempio contesto rurale, zona boschiva, contesto montano)
Bassa densità (aree residenziali o industriali)
Media densità (piccoli villaggi, città, contee)
Alta densità (città, metropoli)
Densità critica (megalopoli, favelas, baraccopoli)

La densità abitativa è solitamente direttamente proporzionale alla densità della popolazione in quella specifica area geografica.

Questo è un parametro che dobbiamo tenere in considerazione perché determina il rischio di danni collaterali, infatti maggiore è la densità abitativa, minore è la distanza tra le case, maggiore è il numero di residenti, maggiore è il rischio di danni collaterali indiretti.

Questa macro dinamica influenza la scelta del tipo di arma da fuoco, del calibro e del tipo di munizionamento.

“Autonomia giuridica” nella difesa abitativa

Questa è la terza macro dinamica che andiamo ad analizzare.

Come per le altre due precedenti, anche in questo caso abbiamo condizioni giuridiche e autonomie che possono essere totalmente diverse tra loro a seconda del Paese di riferimento.

La difesa abitativa è essenzialmente un’applicazione della legittima difesa, un diritto che normalmente è regolato ovunque, da leggi che possono essere diverse e che come tali generano autonomie diverse, ma che si basano fondamentalmente tutte sullo stesso principio, quello di potersi difendere dal tentativo messo in atto da qualcun altro di privarci del nostro diritto fondamentale che è la vita.

Detto questo, questa macro unita alle prime due è fondamentale per definire la strategia difensiva e anche questa può influenzare la scelta del tipo di arma da fuoco nella nostra applicazione.

Per essere più chiari, le autonomie giuridiche che un cittadino ha negli USA sono diverse da quelle che ha un cittadino nella maggior parte dell’Europa, ma possono esserci anche differenze normative tra uno Stato USA e l’altro in termini di autonomia con le armi da fuoco e le conseguenti dinamiche di difesa abitativa.

Per informazione generale, le principali differenze tra USA ed Europa in termini di autonomia legale nella difesa domestica, hanno origine non tanto dalle leggi sulle armi da fuoco quanto dal concetto di proprietà privata e dal tipo di leggi in materia, un giorno forse discuteremo questo punto in modo più approfondito.

Quindi questa macro suggerisce fondamentalmente quale autonomia abbiamo e cosa dobbiamo mantenere nella nostra strategia difensiva per non commettere, durante le nostre azioni difensive, un crimine più grave di quello per cui ci stiamo difendendo.

Dinamiche criminali

Questa è la quarta e ultima macro dinamica prima di entrare nella parte strategica diretta.

Anche qui dobbiamo considerare che le dinamiche criminali che affrontiamo possono essere estremamente diverse da luogo a luogo, non solo a livello macro-contesto (livello Paese), ma anche a livello micro-contesto. Cerco di spiegarlo meglio, le dinamiche criminali con cui un cittadino di Johannesburg deve confrontarsi sono profondamente diverse da quelle con cui dovrà confrontarsi un cittadino di Londra, Firenze o San Antonio Texas.

Allo stesso tempo, però, possiamo avere dinamiche diverse anche all’interno del micro contesto, un cittadino di Chicago che vive nel quartiere di Austin o Englewood dovrà affrontare dinamiche criminali diverse da chi vive nel North Side come Lincoln Square o Roscoe Village.

In Sudafrica come in molte zone del Sud America ad esempio, in tema di difesa domestica, una delle dinamiche più complesse che i cittadini devono affrontare è il fatto che spesso non si tratta di furti, ma di veri e propri assalti armati, da parte di bande criminali o gruppi armati che attaccano case, ville e fattorie con estrema violenza, fucili d’assalto e persino jammer.

Questa macro determina in modo assoluto la strategia difensiva da applicare e in parte anche il tipo di arma da fuoco, calibro e tipo di munizionamento.

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PARTE DUE

Dopo aver analizzato le 4 macro dinamiche introduttive, entriamo nel vivo della questione, ovvero l’analisi dei parametri fondamentali per definire la strategia difensiva.

Analizzeremo inoltre quali sono le principali problematiche che dovremo affrontare in relazione alla Home Defense, potremo quindi valutare il tipo di arma da fuoco, il calibro e il tipo di munizionamento da utilizzare.

Le 4 Zone Fondamentali

Ogni volta che dobbiamo pianificare, analizzare o creare dinamiche che hanno un obiettivo specifico, la prima cosa che dobbiamo fare è sempre quella di scomporre gli elementi in sottoinsiemi. Questo è un principio che ho imparato ad applicare da quando ho iniziato a studiare Risk Analysis e che ho continuato ad applicare quotidianamente nel mio lavoro, durante la pianificazione di ogni singolo incarico, quello che comunemente viene chiamato Mission Planning.

Dovendo creare la nostra strategia di difesa abitativa, iniziamo con la creazione di 4 Zone incrementali suddividendo la nostra area di interesse complessiva in 4 sottozone. In questo modo saremo in grado di analizzare e pianificare ogni dinamica con maggiore precisione e dettaglio, non solo, tratteremo ogni area singolarmente analizzandone le criticità strutturali, funzionali o strategiche e identificheremo i vantaggi e gli svantaggi di ogni singolo elemento presente in quell’area.

Analizzando ogni area singolarmente saremo anche in grado di comprendere il rapporto tra il livello di criticità e quali potrebbero essere i costi per strutturare le opportune misure di sicurezza, ottimizzando così il budget in base alle corrette priorità.

La suddivisione dell’area in sottozone segue un principio incrementale nel rapporto esterno-interno, partendo dalle misure di sicurezza fino alle contromisure che adotteremo in caso di evento critico relativo a un’intrusione.

La ZONA 1 sarà quindi l’area esterna e terminerà con il perimetro della nostra casa.

La ZONA 2 sarà costituita dalle zone della casa ad eccezione della zona notte dove si trovano le camere da letto.

La ZONA 3 sarà quindi costituita dalla zona notte e la soglia, la porta, le scale o qualsiasi altro elemento che divida il resto della casa dalla zona notte, sarà per noi la soglia fatale, “il punto di non ritorno”.

La quarta sottozona è quella che viene chiamata BOLLA ed è rappresentata dalla nostra camera da letto, se nella stessa casa ci sono più persone che occupano più camere da letto, ognuna deve essere considerata una sotto BOLLA

La cosa fondamentale da capire è che indipendentemente da chi occupa le altre camere da letto, la BOLLA 1 è sempre quella da cui ci aspettiamo che parta la “Reazione” all’evento critico.

Ovviamente prima siamo in grado di rilevare e tracciare un intruso o un tentativo di intrusione, più tempo abbiamo a disposizione per valutare, razionalizzare e reagire efficacemente.

Se invece il contatto o l’intruso viene rilevato solo quando si trova nella ZONA 3 o all’interno della BOLLA 1, i tempi di valutazione/reazione calano drasticamente ed il rischio aumenta esponenzialmente.

Misure di sicurezza e contromisure

Oggi il mercato offre una gamma molto ampia di sistemi antintrusione e tecnologie di sicurezza di ogni genere, in termini di applicazioni e costi.

Le misure di sicurezza che possiamo adottare per rilevare un tentativo di intrusione o per prevenirlo si dividono fondamentalmente in due tipologie: PASSIVE E ATTIVE.

Le misure PASSIVE sono tutti quei sistemi, sensori, barriere, telecamere, che rilevano una presenza, un movimento, un rumore, una qualsiasi alterazione dei parametri impostati nell’impostazione del sistema e che reagiscono in modo integrato in base alla funzione che hanno.

Si definiscono sistemi passivi perché nessuno di essi è in grado di impedire o bloccare fisicamente l’intrusione di un soggetto nella nostra casa.

Le misure ATTIVE sono tutte quelle misure come sbarre, cancelli, porte blindate, recinzioni, filo spinato, stanze fortificate, sistemi di generazione di nebbia o gas, tutte quelle misure che sono in grado di impedire o bloccare fisicamente l’intrusione di un soggetto nella nostra casa.

Avere un sistema antintrusione basato principalmente su misure passive, può essere valido solo se si è certi di tempi di risposta estremamente rapidi da parte delle forze dell’ordine. Se invece parliamo di un’area isolata o dove i tempi di intervento sono molto più lunghi o addirittura non definibili, sconsiglio di basare il sistema solo su misure passive.

La giusta combinazione tra le due tipologie di misure, rispetto all’analisi delle 4 dinamiche fondamentali e alla definizione delle 4 Zone, dovrebbe portarci a raggiungere i 3 obiettivi strategici su cui dovremmo basare la nostra linea difensiva.

Rilevare la presenza di un intruso o di un tentativo di intrusione il prima possibile e nella zona più periferica
Guadagnare più tempo possibile per attivare contromisure dirette, gestire le BOLLE e allertare le forze dell’ordine mentre magari stai monitorando le ZONE tramite immagini video in tempo reale. Se possibile, impedire meccanicamente l’intrusione dalla ZONA 3 alla ZONA 2, se non è possibile limitarla e contenerla nella ZONA 2.

Un parametro fondamentale da tenere in considerazione è il tempo medio effettivo, necessario alla polizia o all’assistenza medica, per poter intervenire presso la nostra abitazione. Questo ci dice il tempo in cui dovremo resistere in caso di intrusione, il tempo in cui saremo soli ad affrontare la minaccia e qualsiasi altra emergenza, compresa quella medica.

L’analisi delle 4 dinamiche fondamentali ci darà una proiezione di quale potrebbe essere il tempo effettivo di intervento.

Siate realistici nelle vostre stime e se avete una variabile, pianificate sempre per lo scenario peggiore.

L’ambiente microbalistico

Con micro ambiente balistico, andiamo a definire le caratteristiche in termini di interazione balistica che ha il nostro ambiente (CASA) e lo faremo per ogni singola zona, dando ovviamente come priorità assoluta la zona 3 e la relativa Bolla o Bolle presenti.

Questa è anche una delle principali discriminanti nella scelta del tipo di arma, calibro e tipo di munizionamento da utilizzare.

Le due principali dinamiche critiche che dovremo affrontare a livello balistico sono la penetrazione accidentale o collaterale e i rimbalzi in un rapporto interno-interno o interno-esterno.

Ovviamente, se viviamo in una zona isolata con una bassa densità di popolazione, il rischio di un collaterale interno-esterno per penetrazione accidentale o collaterale è molto basso o nullo.

Se invece viviamo in una zona con un’alta densità di popolazione, magari in un edificio o condominio, dobbiamo considerare anche il rischio concreto di un potenziale collaterale interno-esterno.

La tipologia di pareti che compongono la zona 3 e la collocazione dei locali (bolle) sono determinanti per capire quale delle due dinamiche critiche (penetrazione o rimbalzo) sia presente o prevalente.

Ad esempio, se abbiamo pareti in legno, cartongesso o materiale che sappiamo non avere contenimento balistico nella zona notte o per separare le varie camere da letto e non viviamo da soli, il problema della penetrazione accidentale o collaterale è un problema prioritario.

Se invece le nostre pareti sono in cemento armato, se abbiamo muri portanti o muri in roccia come sono estremamente comuni nelle case rurali in Europa, il problema principale potrebbe essere il rimbalzo.

Detto questo, dobbiamo aggiungere che ogni porta interna solitamente in legno è un punto critico legato all’elevato rischio di penetrazione involontario o collaterale legato al rapporto interno-interno, così come ogni finestra è un punto critico per gli stessi motivi ma legati al rapporto interno-esterno, a meno che non si tratti di porte o finestre che hanno un contenimento balistico.

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PARTE TRE

Nelle prossime 2 parti tratteremo anche i punti relativi alle 2 domande più frequenti su quale sia la migliore arma da fuoco per la difesa domestica o se il fucile a pompa sia quello più appropriato.

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Le condizioni che dobbiamo affrontare

Quando parliamo di Home Defense parliamo di un confronto che avverrà prevalentemente in spazi chiusi e confinati, in ambienti artificiali 3D e quindi con dinamiche tipiche del CQB.

Ora se consideriamo per logica che la “pulizia della casa” con un soggetto armato al suo interno è molto complessa e rischiosa anche per un intero SWAT TEAM che si allena costantemente in questo tipo di applicazione, immaginiamo quanto possa esserlo per una singola persona, che magari non ha mai nemmeno frequentato un corso di CQB e che magari oltre ad un intruso armato, ha anche la propria famiglia all’interno della stessa casa.

Ogni volta che tengo conferenze sulla home defense leggo infinito stupore nei volti delle persone quando racconto loro che in caso di intrusione, “casa loro” non è più solo “loro” ma diventa uno spazio asettico di confronto, in cui è in gioco la vita di una singola persona o di tutta la famiglia.

Se da una parte abbiamo il vantaggio di conoscere ogni centimetro del nostro ambiente, ogni rumore, ogni sfumatura, dall’altra potremmo non sapere esattamente dove si trova l’intruso (minaccia), se si tratti di un singolo soggetto o di più soggetti, se il soggetto è armato o disarmato, quali sono le sue reali intenzioni o se ad esempio è sotto l’effetto di droghe.

Se un giorno saremo costretti a difendere la nostra vita e la nostra famiglia con un’arma da fuoco, non ci sarà nulla di cool in quello che faremo, nulla di così bello o affascinante come quando ascoltavamo storie di guerra, sparatorie, missioni segrete raccontate da qualcun altro magari durante qualche corso di tattica a cui abbiamo partecipato o semplicemente davanti ad una birra.

Quasi sempre saremo catapultati nel peggiore degli incubi, tutte le frasi cool, i luoghi comuni tattici, la teoria perfetta del poligono di tiro svaniranno lasciando spazio alla dura e imperfetta realtà, fatta di eventi inaspettati, in cui nulla va come ci aspettavamo o come pensavamo.

Saremo soli di fronte a qualcuno pronto a toglierci la vita e forse pronto a ferire anche la nostra famiglia, non saremo in grado di fermare l’azione, chiamare un time out, non saremo in grado di ripetere se sbagliamo, se l’errore è sostanziale verremo uccisi e ci uniremo a quel numero nelle statistiche che indicano le vittime di crimini violenti.

Saremo costretti a reagire sotto la massima alterazione psicofisica, fisiologica ed emotiva, a causa del processo di stress, con alcune delle peggiori condizioni, come scarsa illuminazione, distanza ravvicinata, tempi di discriminazione della minaccia vicini a un sub-secondo e forse con il resto della famiglia che reagisce in modo irrazionale e disordinato, generando linee di fuoco sporche o potenziali collaterali balistici.

Ci mancherà l’aria, sembrerà di non riuscire a respirare, ci sentiremo tutti attutiti, il nostro cuore batterà così forte che sembrerà uscire dal petto, tremeremo, avremo zero salivazione, avremo le mani sudate e SÌ, sentiremo la paura più profonda.

Potrebbe esserci caos, rumore forte e fumo a causa di spari, se ci sono altre persone in casa potrebbero esserci urla, probabilmente saremo anche sotto shock acustico.

In tutto questo dovremo mantenere concentrazione, razionalità e controllo della nostra arma da fuoco, in tutto questo dobbiamo essere efficienti nelle nostre azioni, in tutto questo dobbiamo prenderci cura di ogni singolo membro della nostra famiglia mentre abbiamo a che fare con l’intruso/gli intrusi:

Il nostro cervello dovrà girare ad una velocità folle, perché la quantità di informazioni, sollecitazioni e stimoli che riceverà sarà enorme e dovrà essere analizzata in fotogrammi di un secondo.

Questo è e ricorda che questo potrebbe essere lo scenario migliore, perché il peggiore potrebbe essere scritto dal medico legale e potrebbe essere riferito a te.

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Il controllo della respirazione

Il controllo della respirazione è fondamentale durante qualsiasi evento critico, soprattutto perché non sappiamo quanto durerà l’evento o lo scontro o se dovremo affrontare uno sforzo fisico che richiederà un apporto di ossigeno ancora maggiore.

Un fotogramma di secondo dopo essere stati coinvolti nel colpo da stress, la nostra respirazione cambierà e il ciclo dell’ossigeno subirà un’alterazione importante quanto l’intero piano fisiologico.

Sembrerà di soffocare, respireremo pesantemente anche se non abbiamo fatto alcuno sforzo fisico ed è qui che dovremo intervenire prontamente ed efficacemente.

Dovremo respirare correttamente effettuando la nostra profonda INSPIRAZIONE dal naso e la nostra espiraZIONE controllata OUT dalla bocca (respirazione nasale).

Purtroppo durante le fasi acute dello stress si genera il fenomeno della “fame d’aria” (indotta dal sistema nervoso centrale) e quindi avremo l’impulso di invertire il ciclo respiratorio ed effettuare l’IN e OUT dalla bocca (respirazione orale), in questo modo avremo la sensazione di respirare meglio riuscendo a catturare più aria con la bocca, ma è solo una sensazione apparente poiché i polmoni estraggono ossigeno dall’aria inspirata soprattutto durante l’espirazione, aumentando la frequenza respiratoria riduciamo l’assorbimento di ossigeno.

Se espiriamo dalla bocca, il passaggio dell’aria è facilitato, quindi non rimane molta aria nei polmoni e l’ossigeno assunto si riduce drasticamente.

Applicheremo quindi la “respirazione tattica” (inspirazione profonda IN dal naso fino a quando la gabbia toracica non sarà completamente espansa, poi tratterremo l’aria il più possibile mantenendo l’estensione toracica e scaricheremo l’aria in modo controllato OUT dalla bocca).

In questo modo eviteremo di iperventilare evitando la conseguente iperossia o ipossia che sono assolutamente comuni in soggetti non allenati a gestire condizioni di stress quando esposti ad eventi fortemente stressanti.

Lo sforzo che la gabbia toracica compie nella respirazione nasale crea una maggiore pressione negativa intratoracica, che riduce l’affaticamento cardiaco. Applicando questo tipo di respirazione lavoreremo anche sul diaframma e ci aiuterà ad abbassare la frequenza cardiaca. L’apporto di ossigeno è inoltre essenziale per mantenere una capacità cognitiva efficace l’ipossia infatti dilaterebbe notevolmente il tempo reattivo cognitivo.

Spazi compressi – Tempi di reazione compressi

Ciò che rende la difesa domestica estremamente complessa sono gli spazi estremamente compressi che generano automaticamente tempi di reazione estremamente compressi. Il problema nasce dal fatto che affinché ci sia una reazione efficace a un problema/pericolo/minaccia a monte deve esserci stato un processo di analisi e razionalizzazione delle informazioni che riceviamo in tempo reale dalla nostra interattività sensoriale con l’ambiente e con ogni dinamica in esso contenuta e di conseguenza un processo decisionale.

Cerchiamo di definire meglio questo passaggio perché è la chiave fondamentale del problema principale legato alla difesa abitativa e alle possibili conseguenze legali:

Se ci troviamo coinvolti in un evento critico all’interno della nostra casa, saremo costretti a prendere decisioni irreversibili, che potrebbero cambiare per sempre la nostra vita e quella della nostra famiglia o peggio potrebbero ucciderci in pochi istanti.

Ci vuole circa un secondo o poco più per coprire una distanza di 15 piedi (4,5 m) e ci vogliono meno di trenta centesimi di secondo per premere il grilletto di un’arma da fuoco e questo vale per entrambe le parti, il criminale e noi.

Tuttavia, c’è una differenza sostanziale nei tempi di reazione tra noi e un criminale nel processo decisionale che porta a premere quel grilletto. Infatti, il criminale non deve effettuare alcun processo di valutazione delle condizioni, non deve valutare se ha le condizioni per poter usare l’arma o meno, se siamo armati o disarmati, ha già preso quella decisione quando ha scelto di commettere un reato irrompendo in casa nostra con un’arma da fuoco.

Un criminale che si intrufola in casa nostra con un’arma da fuoco o qualsiasi altra arma non è un ladro, ma un potenziale assassino, la questione è quanto tempo avremo per capirlo.

Di solito a questo punto il luogo comune che va per la maggiore è quello che dice: “meglio un brutto processo che un bel funerale”, aggiungo sempre che l’uno non esclude l’altro e che se non operiamo con estrema attenzione, cautela ed efficienza, soprattutto se viviamo in casa con la nostra famiglia.

Se abbiamo premuto quel grilletto, chi ci giudicherà, lo farà invece comodamente seduti in un’aula di tribunale, in totale tranquillità con tutto il tempo necessario a disposizione.

Probabilmente lo farà a distanza di anni dal fatto e senza avere la minima idea dello stato emotivo, dell’alterazione psicofisica, della pressione della paura e di quei pochi centesimi di secondo che abbiamo avuto in cui abbiamo dovuto prendere quella decisione fatale ed irreversibile. Nessun giudice, giuria, esperto potrà mai realmente ricostruire lo stato emotivo e l’alterazione psicofisica di chi ha preso la decisione di premere quel grilletto. L’errore più comune spesso commesso dall’autorità giudicante è quello di ripercorrere gli eventi, valutandoli con freddezza, calma ed essendo in possesso di tutti gli elementi emersi dalle indagini, molti dei quali non potevano essere conosciuti dal soggetto al momento in cui ha preso quella decisione, soprattutto rispetto al tempo estremamente compresso che aveva a disposizione per valutare la condizione: minaccia/pericolo/reazione.

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PARTE QUATTRO

Come scegliere l’arma da fuoco adatta per la difesa abitativa

Questa è la domanda più gettonata, quella che ricevo più frequentemente.
Come ho detto più volte, l’arma è solo uno strumento e la differenza la fa sempre chi usa quello strumento e mai lo strumento in sé.

Quindi se hai un background tecnico o sei un soggetto preparato con un buon livello tecnico, puoi usare praticamente qualsiasi tipo di arma da fuoco, anche se ce ne saranno alcune più adatte e altre meno adatte a seconda delle condizioni e delle esigenze del tuo contesto.

Ciò che dovrebbe guidarci nella scelta del tipo di arma da fuoco, calibro e munizionamento appropriato da usare, soprattutto se siamo soggetti che non hanno un background tecnico o una solida preparazione tecnica, si basa su due livelli di ragionamento: uno si basa sul piano della semplice logica e del buon senso, l’altro si basa sull’analisi tecnica delle dinamiche e dei parametri relativi al nostro ambiente macro/micro.

Finora abbiamo definito la Difesa Abitativa come un’applicazione molto complessa che richiede una notevole capacità tecnica.

Tuttavia, dobbiamo ricordare che per ogni scelta che faremo, troveremo sempre pro e contro, quindi vantaggi e svantaggi, sta a noi capire cosa potrebbe essere più efficace per le nostre esigenze e le nostre condizioni ambientali. Quindi, direi che il primo parametro discriminante per la logica e il buon senso è usare l’arma che sappiamo maneggiare meglio, quella con cui siamo più allenati, quella con cui abbiamo più esperienza nell’applicazione.

Se il piano logico ci suggerisce di usare l’arma con cui abbiamo più esperienza e capacità, il piano tecnico attraverso le dinamiche fondamentali ci dice quale tipo di arma, calibro e munizione sarebbe più adatta al tipo di macro, micro ambiente che abbiamo, considerando anche le caratteristiche strutturali della nostra casa.

Ciò che potrebbe influenzare la scelta del calibro e del tipo di munizione sono anche le leggi relative alle armi da fuoco, ai civili potrebbe non essere consentito usare determinati calibri o determinati tipi di munizione, come accade in molti paesi del mondo.

L’errore più comune, tuttavia, resta quello di dare priorità al mito dello “stopping power” rispetto al problema della sovra penetrazione e del rimbalzo che possono creare un collaterale balistico fatale.

In generale lo “stopping power” è a mio parere assolutamente relativo, marginale e indubbiamente subordinato alle caratteristiche strutturali del nostro ambiente balistico.

La pistola

La pistola è sicuramente l’arma da fuoco più diffusa ed utilizzata al mondo in applicazione difensiva e quindi anche nella difesa abitativa.

Essendo un’arma corta è più leggera e maneggevole soprattutto in spazi ristretti, ma proprio perché “corta” è anche la più complessa e difficile da utilizzare.

La scelta di utilizzare una Pistola per difesa abitativa richiede una buona preparazione tecnica, sconsiglio vivamente a chi è alle prime armi o non ha esperienza e competenza tecnica di utilizzare una Pistola per difesa abitativa soprattutto se si vive in famiglia, indipendentemente dal calibro o dalle caratteristiche meccaniche della pistola stessa.

Avendo una canna rigata, in base al calibro e al tipo di munizione che si andrà ad utilizzare, ha un potenziale collaterale balistico che deve essere attentamente confrontato e valutato con tutte le dinamiche ambientali e strutturali che abbiamo descritto nelle altre parti dell’articolo.

Accessori e configurazione della pistola

Penso che sia molto importante, se si sceglie di usare una pistola, per difesa domestica montare mirini al trizio, ottiche Red Dot che consentono di acquisire un allineamento efficace in condizioni di scarsa illuminazione/assenza di luce.

A mio parere, il secondo accessorio essenziale della vostra pistola per questo tipo di applicazione dovrebbe essere la “torcia per arma”. Essenziale per poter discriminare e distinguere un intruso da un familiare in condizioni di scarsa illuminazione, per valutare se si tratta di un soggetto armato o disarmato, essenziale per un’eventuale scansione dell’ambiente o se si deve andare per “pulizie di casa” e utile per creare un ritardo reattivo nel nostro avversario tramite l’effetto “flash”. Scegliete di usare una pistola, per difesa abitativa montare mirini al trizio, ottiche Red Dot che consentono di acquisire un allineamento efficace in condizioni di scarsa illuminazione/assenza di luce.

Dove e se l’uso di silenziatori è consentito, potrebbe aiutare molto in questo tipo di applicazione, può prevenire l’effetto “flash-bang” su di noi, elimina lo shock acustico diretto e il lampo di volata, riduce il rumore di eventuali spari che essendo enormi stressori uditivi, innescherebbero immediatamente una fase acuta di stress (colpo da stress) nei nostri familiari, generando su di loro in questo modo, reazioni imprevedibili ed irrazionali e la conseguente “condizione caotica” che è uno degli scenari peggiori che potremmo affrontare.

Un altro accessorio che puoi valutare sono i vari esoscheletri per pistola, consapevole del fatto che stai così transitando la manipolazione da PISTOLA a SMG con i pro e i contro di questo, sicuramente per un tiratore di pistola meno esperto, l’uso dell’esoscheletro con i giusti accessori potrebbe essere più adatto.

Il “fucile calibro 12”

A seconda delle condizioni che avremo, questa potrebbe essere la piattaforma più adatta per la difesa abitativa sia per un soggetto esperto e preparato, ma ancora di più per un soggetto non preparato che troverebbe enormi difficoltà nell’uso dell’arma corta generando un aumento esponenziale del rischio di possibili danni collaterali.

Ciò che rende questa piattaforma particolarmente adatta per la difesa domestica sono 2 aspetti principali:

La vasta tipologia di munizioni che possiamo utilizzare e la conseguente possibilità di creare la “sequenza di caricamento perfetta” in base alle nostre esigenze balistiche ambientali ed in alcuni casi anche in base all’attendibilità con le leggi locali di autodifesa.
I minori requisiti applicativi in ​​termini di capacità tecniche ed esperienza con la piattaforma che sono necessari al “tiratore” rispetto alle capacità tecniche ed esperienza assolutamente superiori che sono richieste sull’uso dell’arma corta in applicazione di difesa abitativa.

Le munizioni disponibili sul mercato civile sono estremamente varie e vanno dalla gomma meno letale, plastica, salgemma ecc. ecc., ai pallini solitamente identificati da un numero (più grande è il numero, più piccoli sono i pallini, questo significa anche che numeri più grandi hanno più pallini per bossolo), fino ai pallettoni con numero e dimensioni diverse e infine arrivando a diversi tipi di Slug.

La cosa interessante ed estremamente efficace è che possiamo preparare una sequenza di cariche seguendo un uso incrementale della forza, a seconda del livello di minaccia che dobbiamo affrontare o della morfologia balistica del nostro ambiente.

Comunque uno degli errori più comuni di chi usa fucili da caccia è il fatto di non conoscere gli aspetti essenziali della manipolazione difensiva di questa piattaforma o più spesso di non averli padroneggiati correttamente.

L’uso del fucile da caccia è fondamentalmente abbastanza semplice ma i sistemi di caricamento, la gestione delle munizioni e le emergenze non lo sono e richiedono un solido lavoro di addestramento.

Le 3 principali dinamiche di manipolazione con un fucile sono:

a) la gestione del caricatore o caricatore tubolare
b) la gestione della finestra di espulsione (Emergency loads)
c) la gestione del tipo di munizione in tempo reale

So che a molti di voi negli USA sembrerà assurdo, ma in molti paesi dove le leggi di autodifesa sono molto restrittive o dove i giudici offrono spesso una maggiore protezione al criminale che all’onesto cittadino, avere un’arma che ti permetta in una sola sequenza di cartucce di passare da un livello meno letale a uno letale, potrebbe essere un enorme vantaggio.

Ovviamente la valutazione delle condizioni e la gestione del tipo di munizione dipendono sempre dalla nostra preparazione tecnica, dalla nostra esperienza, dalle condizioni del momento e dalle esigenze di partenza.

Per quanto riguarda il tipo di munizione da utilizzare, con questa piattaforma affrontiamo gli stessi problemi che affrontiamo con le altre piattaforme, ovvero la sovra penetrazione (penetrazione collaterale) e il rimbalzo.

Ancora una volta ti consiglio di valutare attentamente le caratteristiche della morfologia balistica del tuo ambiente, in particolare la ZONA 3, e di scegliere il tipo di munizioni appropriato.

La caratteristica tecnica che rende questa piattaforma unica è proprio il fatto che puoi cambiare le caratteristiche balistiche e il livello di forza applicata da un carico all’altro, da uno sparo all’altro.

Configurazione del fucile da caccia

La prima cosa che aggiungerei allo “shotty” è una buona cinghia, meglio se a 2 punti

Passerei poi a una valida “arma-flashligh” con attacchi solidi, perché la piattaforma ha molto stress e il rischio è che si stacchi al momento sbagliato.

Completerei con un valido RED DOT, ma non è essenziale.

Come si vede in foto, applicherei una striscia di velcro come side loader pad a cui poi applicherei le mie “sequenze di caricamento” in base alle mie esigenze (come nelle foto).

Trovo questo sistema più funzionale e pratico del classico loader pad rigido in polimero.

Fate attenzione a come attaccate o come incollate il velcro pad alla piattaforma perché il rischio è che si stacchi spesso, controllatelo sempre prima dell’uso.

Personalmente preferisco canna corta e in generale una piattaforma compatta.

Pallini da caccia VS Pallini da caccia

Questa è una questione delicata da analizzare, perché come sempre abbiamo pro e contro da entrambe le parti, ciò che a mio parere potrebbe fare la differenza nella nostra scelta, è la corrispondenza delle caratteristiche di questo tipo di munizione rispetto all’ambiente balistico della nostra casa e alla nostra esperienza con le armi da fuoco.

PALLINI: superficie di impatto più ampia (maggiore saturazione), meno energia all’impatto, minore penetrazione, rischio di rimbalzo insignificante, rischio insignificante di un collaterale balistico.

A seconda della lunghezza della canna e della dimensione dei pallini a breve distanza il pallino potrebbe avere anche un buon potere di arresto, mantenendo vicino allo zero il rischio di una penetrazione collaterale, penetrazione attraverso barriere o rimbalzo.

Utilizzando pallino Birdshot coerente in termini di dimensione dei pallini, penso che potrebbe essere probabilmente il miglior compromesso tra efficienza, coerenza, potere di arresto e controllo della penetrazione, sostanzialmente azzerando i rischi maggiori come la sovra penetrazione (penetrazione collaterale), rimbalzo o danni collaterali esterni.

ATTENZIONE: i pallini non permettono un tiro selettivo e preciso

PALLINI: pallini di dimensioni maggiori, meno pallini per ogni cartuccia, maggiore energia all’impatto, maggiore penetrazione, minore superficie di impatto (minore saturazione, ovviamente dipendente anche dalla lunghezza della canna)

I pallini sono più potenti e hanno un potere di arresto maggiore a distanze maggiori rispetto ai pallini, generano uno shock idrostatico maggiore e trasferiscono maggiore energia all’impatto, ma a brevi distanze potremmo avere maggiori rischi di sovra penetrazione, penetrazione attraverso barriere e rimbalzo.

I pallini possono essere un’ottima soluzione per alcune condizioni ambientali, ma a mio parere il loro utilizzo richiede maggiore esperienza e competenza da parte del tiratore rispetto all’uso dei pallini.

ATTENZIONE: i pallini non permettono un tiro selettivo e preciso.

Fucile / Carabina

Il Rifle/Carbine è una piattaforma che considero estrema in questo tipo di applicazione, il cui utilizzo può avere senso solo in condizioni molto particolari, in cui siamo, ad esempio, esposti al rischio di uno scontro in ampi spazi esterni (caso di FARM, RANCH o case molto isolate con ampi perimetri esterni) o nel caso di aree in cui sono presenti dinamiche criminali che prevedono aggressioni, rapine, intrusioni in casa da parte di gruppi o bande pesantemente armate.

Ad esempio, se pensiamo di utilizzare alcune comuni piattaforme di fucili in calibro 556 NATO o 223Rem, dovremmo considerare anche che stiamo parlando di calibri altamente ipersonici che in piccoli spazi interni (come camere da letto, corridoi ecc. ecc.) potrebbero andare oltre il semplice shock acustico, possono creare vere e proprie lesioni ai timpani se non indossiamo protezioni acustiche.

Il 300AAC/300BLK potrebbe essere una buona soluzione alternativa meglio se abbinata a un buon silenziatore (dove ai civili è consentito l’uso di silenziatori).

Il problema del collaterale balistico, della sovra penetrazione e del rimbalzo legati al calibro, alla velocità del proiettile, all’elevata energia, alla gittata balistica di questo tipo di armi da fuoco, le rende piuttosto estreme nell’applicazione della difesa domestica.

Impostazione del fucile

Nel caso in cui si debba usare un fucile come piattaforma di difesa domestica, l’uso della cinghia è essenziale (personalmente preferisco una cinghia a 2 punti), a questa aggiungerei una torcia elettrica seria e un Red Dot o un sistema ottico variabile in base alle esigenze dell’applicazione e alla morfologia ambientale.

Abbinerei il sistema ottico o il red dot a un paio di mirini al trizio solo in caso di emergenza.

Dove consentito dalla legge, utilizzerei sicuramente un silenziatore.

Personalmente preferirei una canna corta.

Conclusioni

La difesa abitativa non è qualcosa che possiamo pensare di gestire quando abbiamo un intruso dentro casa, la difesa abitativa è uno stile di vita, una disciplina, è pianificazione e strategia.

Non basterà allenarci con la nostra arma da fuoco al poligono di tiro, dovremo anche lavorare sulla strategia difensiva insieme a ogni membro della famiglia, più li prepareremo mentalmente e praticamente ad un possibile evento critico, migliore, più efficace e veloce sarà la loro reazione.

Ricorda un’ultima cosa, puoi adottare per la tua casa tutti i tipi di dispositivi di sicurezza o tecnologie, rendendola impenetrabile, ma ricorda che ogni giorno tu e la tua famiglia dovrete uscire e entrare da lì, e potresti diventare la loro chiave di accesso.

State al sicuro, vi voglio bene a tutti!