C’è sempre un grande dibattito sui social media su quale sia il modo migliore per allenarsi ed essere efficienti con un’arma da fuoco in campo difensivo come nelle competizioni. Ogni volta che parliamo di efficienza, di allenamento con un’arma da fuoco, si finisce sempre per parlare di 2 aspetti: precisione e velocità.
Da anni discutiamo su cosa sia più importante tra precisione e velocità, su quale sia la priorità, ma secondo me è come discutere se nasce prima l’uovo o la gallina o viceversa.
Ogni volta che mi chiedono cosa sia più importante tra precisione e velocità, rispondo sempre il CONTROLLO!
Una volta che abbiamo il pieno controllo della nostra arma in condizioni STATICHE, lavoreremo per massimizzare la precisione, che non è altro che una perfetta sinergia Precisione e velocità sono infatti entrambe subordinate ed essenziali al controllo che abbiamo della nostra arma, soprattutto quando parliamo di pistola.
Il controllo è formato da una serie di piani di lavoro molto complessi sia a livello meccanico e biomeccanico che a livello cognitivo.
Se non abbiamo un controllo dell’arma adeguato al coefficiente tecnico della prestazione che stiamo per eseguire, ci troveremo di fronte a scenari diversi a seconda di quale parametro sia prevalente nella prestazione stessa, ovvero: precisione, velocità o entrambi.
Nel caso in cui dovessimo eseguire un esercizio in cui la precisione è l’indice tecnico prioritario e la velocità è ridotta al minimo per favorire la migliore precisione sulla nostra prestazione di tiro, un controllo inadeguato dell’arma ci renderebbe assolutamente imprecisi e la nostra prestazione sarebbe quindi comunque scarsa o nulla anche in assenza di velocità.
Se invece ci troviamo ad affrontare una prestazione tecnica su un drill in cui la velocità è il fattore dominante, in cui la precisione può essere in parte ridotta, come nel caso di distanze brevi e bersagli di dimensioni consistenti (la precisione non dovrebbe mai scendere sotto lo standard minimo richiesto), se non abbiamo un controllo meccanico e cognitivo della nostra arma lo scenario è completamente diverso.
In questo caso, infatti, il rischio non è più solo quello di effettuare una prestazione scadente, ma quello di perdere il controllo della propria arma durante la prestazione a causa della velocità che in questo caso diventa un parametro di difficoltà esponenziale e quindi di conseguenza un rischio esponenziale, le cui conseguenze potrebbero essere disastrose.
Quindi per tornare alla fatidica domanda “Precisione o Velocità” direi che c’è un difetto di forma perché in realtà entrambi fanno parte di un processo tecnico incrementale che parte però da un punto assoluto: il CONTROLLO.
Di più elementi che si combinano su piani di lavoro diversi in modo unico, un po’ come un’orchestra.
Una volta che avrò il controllo e la precisione, inizierò a lavorare a livello biomeccanico creando quelle sequenze fondamentali che avrò costruito e assemblato in base alle mie esigenze e alle mie caratteristiche strutturali (il mio corpo).
Quando avrò creato i miei schemi biomeccanici in totale assenza di velocità, curando l’assoluta perfezione e pulizia del movimento, in ogni singolo frame della sequenza, inizierò il lungo e faticoso processo delle ripetizioni.
Ora, l’acquisizione di una sequenza biomeccanica o di uno schema cognitivo richiede un tempo e un numero di ripetizioni adeguati ma che variano da soggetto a soggetto, in base a molteplici parametri, parlare di standard in termini di tempo o ripetizioni è puramente empirico e relativamente utile.
Quando il mio cervello avrà imparato a riconoscere i vari schemi meccanici e sequenze biomeccaniche e li elaborerà come un unico movimento, quando il mio corpo a livello strutturale sarà in grado di sostenere la velocità cognitiva con cui l’ordine viene elaborato e la sequenza viene attivata, allora potrò dire di aver acquisito la “Velocità”.
Tutto questo però l’ho fatto partendo dalla condizione statica o semi-dinamica, ora devo seguire lo stesso procedimento ma, questa volta con un indice di difficoltà estremamente alto, cioè partendo da una condizione DINAMICA.
Chiarita la sequenza tecnica tra Precisione e Velocità, arriviamo a quella che è l’illusione che spesso è legata a questi due aspetti fondamentali della materia, ovvero la condizione in cui valutiamo velocità e precisione e l’importanza che diamo alle misure che otteniamo, soprattutto da quelle che sono oggi la maggioranza delle qualifiche di tiro.
Ma di questo parleremo nella seconda parte altrimenti poi dirai che sono troppo prolisso…
C’è un detto comune che dice: conosco i miei polli.
“Lento è fluido, fluido è veloce”
Se vogliamo comprendere l’effettiva correlazione tra Velocità e Precisione che ci servirà anche per individuare dove e come dobbiamo lavorare in allenamento per migliorare o massimizzare questi due parametri, dobbiamo prima capire cosa sono per noi PRECISIONE e VELOCITÀ sul piano percettivo, cognitivo e motorio
A questo punto signori, però, sta a voi scegliere a che livello trattare la questione, se volete farlo a livello superficiale, amatoriale, aggrappandovi a frasi fatte del tipo “lento è liscio, liscio è veloce”, che hanno un indice tecnico che non eccede il semplice consiglio basato sul buon senso, allora abbiamo già detto troppo e il mio lavoro può concludersi qui come vostra lettura, perché sarebbe inutile continuare.
Se invece volete intraprendere con me un viaggio in un “mondo” ancora molto poco conosciuto, però, dovremo andare molto più a fondo e arrivare a un dettaglio tecnico sicuramente molto più complesso ma essenziale per poter affrontare seriamente l’argomento e poter iniziare a CAPIRE di cosa stiamo realmente parlando.
Da anni studio e ricerco metodologie e schemi applicativi per l’implementazione della sfera cognitiva nell’uso e nell’applicazione dell’arma da fuoco.
Perché signore e signori, la chiave è lì, il futuro si baserà sulla creazione e il potenziamento delle sfere percettive e cognitive che avranno come naturale collaterale la formazione e la massimizzazione di schemi motori molto più evoluti e avanzati di quelli odierni, come sta già accadendo in molte discipline sportive tra le più importanti.
Se solo potessimo lavorare qualche ora insieme, si aprirebbe un mondo nuovo, molto complesso da spiegare, ma lavorandoci capireste che continuare a svolgere un allenamento con l’arma da fuoco basandosi solo sul piano meccanico utilizzando schemi motori prestabiliti, limitati e fissi è un po’ come voler rimanere nel Medioevo.
“Percezione> Cognizione> Movimento”
In questi lunghi anni, gran parte del mio lavoro si è basato sulla ricerca di quali modelli cognitivi possono essere applicati per massimizzare e accelerare la sequenza essenziale.
percezione> cognizione> movimento nel campo dell’addestramento avanzato con le armi da fuoco.
Dobbiamo educare il nostro cervello attraverso modelli cognitivi per accelerare la risposta allo stimolo, con modelli percettivi dobbiamo allenare il cervelletto a gestire e massimizzare il controllo di ogni movimento generando risposte di compensazione immediate efficaci, dobbiamo allenare l’intero sistema a gestire ed elaborare istantaneamente un’enorme quantità di flussi di informazioni sensoriali che ci consentono di adattarci e compensare continuamente, allo stesso tempo dobbiamo allenarlo a programmare il gesto motorio e controllarne l’esecuzione alla perfezione.
“PRECISIONE”
La Precisione è quindi la somma, l’interazione e la perfetta sinergia di più piani di lavoro, che si sviluppano a livello percettivo, cognitivo e motorio/biomeccanico.
Quindi a livello percettivo dovremo costruire in schemi di allenamento che ci consentano di incrementare questi piani di lavoro indispensabili per la Precisione, come la percezione dello spazio/distanza, la capacità di variare il piano focale, il controllo delle coordinate spaziali e temporali, ovvero la collimazione tra la percezione e l’acquisizione del bersaglio, a livello motorio l’azione biomeccanica con l’arma per allineare il bersaglio.
A livello motorio invece lavoreremo sulle abilità motorie fini come quelle relative all’impugnatura, all’azione della mano e del dito sul grilletto e alla manipolazione meccanica dell’arma e su livelli di abilità motorie grossolane, come: posizioni, postura, controllo del baricentro, spostamenti dinamici, adattamento e compensazione alle condizioni ambientali.
Sebbene il GRIP sia l’aspetto predominante nel controllo meccanico quando siamo statici e il grilletto è subordinato alla presa, più diventiamo dinamici, maggiore è l’importanza delle sequenze biomeccaniche di compensazione posturale e degli schemi motori che ci permettono di riuscire a mantenere il controllo meccanico dello strumento (arma da fuoco) e quindi la precisione anche durante la fase dinamica o instabile.
“TIPS”
Minimizzare la distanza, iniziare a costruire la precisione a 3yds
(lavoro di micro precisione) con bersagli di dimensioni ridotte e progressive, significa saper leggere e isolare anche i micro errori meccanici soprattutto derivanti dall’azione del dito/grilletto.
Così sarà più facile pulire, correggere, perfezionare i pattern motori e tutto il resto dei piani di lavoro.
Essere in grado di colpire costantemente bersagli che vanno da pochi pollici (da 1 a 2 pollici) a pochi millimetri (da 3 a 30) a 3yds, significa sviluppare un livello di precisione che ci permetta di poter colpire bersagli più grandi a distanze variabili, ma utili e compatibili con il tipo di arma da fuoco che stiamo utilizzando.
Costruire stabilità attraverso la percezione cognitivo-sensoriale dell’instabilità. Ricorda che maggiore è la percezione e il controllo della stabilità della struttura (il nostro corpo) in condizioni statiche e dinamiche, maggiore è la nostra capacità di compensazione e maggiore è il controllo dell’arma da fuoco.
INTRODUZIONE ALLA “VELOCITÀ”
Quando parliamo di Velocità con le armi da fuoco indipendentemente dal tipo di applicazione, il primo e più comune errore che si commette è quello di pensare che esista un solo tipo di velocità.
In realtà sono due i tipi di velocità che dobbiamo considerare, per semplificare e rendere più comprensibile il concetto le chiameremo VELOCITÀ COGNITIVA e VELOCITÀ MECCANICA, quest’ultima è quella che solitamente si misura al poligono di tiro pensando che sia quella effettiva.
Cerchiamo quindi di capire quali sono le principali differenze tra le due velocità.
La prima grande differenza è che la velocità meccanica è assolutamente subordinata e dipendente dalla velocità cognitiva, senza un ordine cognitivo che attivi il gesto, l’azione, la sequenza motoria, non può esserci velocità meccanica perché non c’è solo gesto o movimento.
La seconda è quella che vede la velocità meccanica svilupparsi su schemi motori predefiniti, pre-noti e fissi, mentre quella cognitiva si sviluppa su schemi percettivi, cognitivi e motori creati al momento in base alle informazioni elaborate in quel preciso momento.
Se il tuo sistema cognitivo non sarà in grado di analizzare i flussi di informazioni provenienti dalla sfera sensoriale e di elaborarli istantaneamente inviando ordini motori, probabilmente verrai neutralizzato con l’arma ancora nella fondina e non conterà se colpisci il bersaglio in 0,50 quando sei al poligono di tiro.
VELOCITÀ MECCANICA (Biomeccanica-Motoria)
Poiché è ciò che normalmente si misura quando ci si allena al poligono di tiro e che si pone come antagonista o partner di precisione, cerchiamo di capire meglio cos’è realmente e come funziona.
Partiamo col dire che il gesto/movimento è unico e non potrai mai riprodurne un altro perfettamente identico e che ogni movimento che farai anche se lo ripeterai migliaia di volte sarà simile ma non identico ai precedenti.
Quando costruiamo una sequenza biomeccanico-motoria, composta da una serie di movimenti come l’estrazione della pistola, il lavoro principale è costruire sequenze che abbiano gesti/movimenti corretti e puliti e che rimangano in un range di varianti motorie il più possibile contenuto. Il rischio altrimenti è che andremo sempre a creare schemi motori diversi in cui sono presenti errori e questi errori vengono poi memorizzati e meccanizzati da migliaia di ripetizioni, quindi in seguito sarà molto più difficile rimuoverli.
A questo punto però dobbiamo necessariamente definire il movimento, che si divide in tre diverse tipologie:
MOVIMENTO RIFLESSO: è ancestrale, che non necessita di modulazione corticale e graduata da parte dello stimolo. Sono generalmente movimenti in risposta all’ambiente esterno.
MOVIMENTO RITMICO: è una combinazione di movimenti volontari e riflessi. Generalmente l’inizio è volontario e la continuazione è riflessa, come camminare, masticare
MOVIMENTO VOLONTARIO: è sicuramente il più complesso e generato per uno scopo specifico, a differenza degli altri che sono già presenti nello schema motorio dell’individuo, questo può essere appreso.
Ad esempio, quando parliamo di estrazione della pistola in tempi estremamente compressi (velocità meccanica) o quando parliamo di cambi di caricatore in tempi molto compressi, sono tutte sequenze di movimento volontario ma che in un certo senso rispecchiano in parte quello ritmico, perché vengono attivati volontariamente ma la continuazione è così rapida da essere quasi riflessa.
I piani di attività volontaria vengono elaborati dal cervello e i comandi esecutivi vengono inviati ai muscoli principalmente attraverso il sistema corticospinale e il sistema corticobulbare.
La postura viene continuamente regolata, non solo prima, ma anche durante il movimento, dai sistemi di regolazione della postura. Il movimento è reso fluido e coordinato dalle porzioni mediale e intermedia del cervelletto (spinocerebello), con le relative connessioni.
Quindi la velocità con cui esegui un’azione motoria, un gesto, un movimento è data dalla velocità dell’ordine di esecuzione e dalla capacità del cervelletto di controllare il gesto che sarà proporzionale a quante volte hai ripetuto quel gesto e quanto e come avrai educato il tuo cervello ad apprendere quel gesto/sequenza.
Ogni volta che “sbagli” a estrarre l’arma e sparare è perché uno o più movimenti della sequenza sono stati eseguiti in modo diverso dal movimento “matrice” che era quello corretto.
Uno degli errori più comuni che si commettono in allenamento da quasi tutte le categorie di tiratori è pensare che per essere veloci con l’arma da fuoco bisogna fare movimenti rapidi, cioè che la velocità dipenda solo da quanto velocemente quel movimento, gesto, sequenza verrà fatto, e non viene presa in considerazione se invece stiamo facendo il numero minimo di movimenti necessari.
Mi spiego meglio, molto spesso si costruiscono sequenze che hanno movimenti assolutamente superflui e inutili o strutturalmente sbagliati e inefficaci, questi ovviamente assorbono tempo in fase di esecuzione. L’errore è che invece di massimizzare l’efficacia del movimento o della sequenza, minimizzando il numero di movimenti, si cerca di velocizzarli tutti, anche quelli superflui e inutili. In questo modo la velocità meccanica si baserà su schemi motori inefficaci e forzare la velocità porterà all’errore.